“Fare la Chiesa, fare la pace”. Quaresima 2022 a San Pietro

 

“Fare la Chiesa, fare la Pace”

Cari fratelli e sorelle!

«Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto (Gv 19,37). È questo il tema biblico che quest’anno guida la nostra riflessione quaresimale. La Quaresima è tempo propizio per imparare a sostare con Maria e Giovanni, il discepolo prediletto, accanto a Colui che sulla Croce consuma per l’intera umanità il sacrificio della sua vita (cfr. Gv 19,25). Con più viva partecipazione volgiamo pertanto il nostro sguardo, in questo tempo di penitenza e di preghiera, a Cristo crocifisso che, morendo sul Calvario, ci ha rivelato pienamente l’amore di Dio» (Benedetto XVI).

Per questo il simbolo per eccellenza di questo tempo sarà il Crocifisso, il Salvatore nostro che è stato messo in croce, pur senza colpa, così come sono messi in croce dalla guerra i tanti Ucraini e soltati che stanno morendo senza colpa nell’attuale conflitto. La Croce rivela la pienezza dell’amore di Dio. Nella Croce si manifesta l’eros di Dio per noi. Eros è infatti – come si esprime lo Pseudo Dionigi – quella forza “che non permette all’amante di rimanere in se stesso, ma lo spinge a unirsi all’amato” (De divinis nominibus, IV, 13: PG 3, 712).

Rimettiamo Cristo al centro.

Il titolo scelto per esprimere l’impegno Quaresimale, ha a che fare con la necessità di opere concrete, che in questi giorni di fine pandemia e di inizio di una guerra così vicina, ci dicono che non possiamo stare a guardare.

Siamo chiamati da Dio, come Pietro, a fare la Chiesa

Nel Vangelo di Mt 18 troviamo tutti gli elementi che fanno la Chiesa. Scrive il Cardinale Martini che in essi si mostra come la Chiesa è una realtà molto semplice, concreta, che ha a che fare con la quotidianità. Così Gesù l’ha vista e l’ha proposta. In Mt 16,18 è scritto «E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo». Per la prima volta è menzionato il termine ekklesia, intenzione espressa a Pietro di edificare una Chiesa che non verrà meno, in cui le realtà della terra avranno il loro riscontro nei cieli. Una Chiesa che pone al centro il banchetto dell’Eucarestia, che crea la fraternità, la quale si costruire non tanto con le nostre forze, quanto con una preghiera ardente al Signore.

Riecheggia in questo capitolo di Matteo la figura del nostro patrono al quale vogliamo rifarci, perché prima di noi è stato in grado di seguire il Signore e come gli altri discepoli, ha guardato al Cristo crocifisso.

Sarebbe importante in queste giornate di preghiera, durante le quali siamo chiamati a stare con Gesù, a rileggere questo e altri brani, che ci illuminano nel cammino.

Anche Papa Francesco nel suo messaggio Quaresimale ci dice con le scritture: «Non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione (kairós), operiamo il bene verso tutti» (Gal 6,9-10a). Con l’auspicio di Non stanchiamoci di pregare e Non stanchiamoci di fare il bene nella carità operosa verso il prossimo.

Da che cosa è fatta la comunità? Potremmo sintetizzare che innanzitutto è la piccolezza del cuore, l’accoglienza, la cura di chi è smarrito, la correzione fraterna, la preghiera comune, il perdono delle offese. Contemporaneamente è importante riconoscere che a fare la comunità sono dei soggetti precisi, celesti, innanzitutto è il Padre che fa la Chiesa, con Gesù e lo Spirito. E i soggetti terreni, i “costruttori” che vengono chiamati: figli, discepoli, piccoli, fratelli, oranti.. che costruiscono insieme a Pietro! Purtroppo ci sono anche i “distruttori”, che sono anch’essi soggetti della comunità, che ovviamente non portano quella efficacia e quella gioia che permettono di lavorare in un mondo ostile: sono gli ambiziosi, gli scandalosi, gli smarriti, i colpevoli, per i quali la Chiesa soffre.

In tutto questo la comunità vince con il bene il male, anche grazie all’azione santificatrice del sacerdote che la guida nel guardare alla croce come il luogo dove il male, anche se non è eliminato, viene trasformato in bene sull’esempio e per la forza della morte di Cristo. Aggiunge il Cardinal Martini: «Cristo si pone nel mondo quale singolare principio di rigenerazione e di redenzione, testimonia la venuta del Regno che vince con il perdono e la misericordia. Quanti accettano di far parte del suo cammino di rigenerazione, devono entrare nel male del mondo per trarne il bene della fede, della speranza, della carità, dell’amore dei nemici, della costruzione del Corpo di Cristo che è la Chiesa».  “Fare” il Regno nella vita di ogni giorno.

Siamo chiamati da Dio, come Santa Chiara, a fare la Pace

La vita di Chiara, testimone dell’anno, ci accompagna delicatamente a essere una comunità “orante”.  «Se dunque siete risorti con Cristo – scrive san Paolo ai Colossesi -, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; 2rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra».

Se vogliamo vivere in pace, dobbiamo costruire la pace ma accogliendola da Dio, “dove è odio che io porti l’amore, dove è discordia che io porti la pace” (San Francesco). “Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9). Costruttori di pace e non distruttori di relazioni.

Lo vediamo cosa provoca una guerra, e nel piccolo conosciamo gli effetti di tutte le vicende “nascoste” e a volte “edulcorate” delle guerre che viviamo nelle famiglie. Dobbiamo avere il coraggio di smascherare quelle vicende e chiamarle per nome.

È però da Dio che vogliamo rinascere, e il tempo di conversione al quale siamo chiamati è propizio per la pace di cui abbiamo bisogno.

A tessere la trama è Santa Chiara che nei consigli evangelici e nella sua scelta di vita claustrale è stata in grado di definire lo stile e la vita delle sue sorelle, a cui vogliamo rifarci anche noi.

Per lei la povertà Francesco lo aiuta a scoprire il valore della povertà e l’esorta a disprezzare il mondo, mostrandole con linguaggio ardente che “sterile è la speranza fondata sul mondo e ingannatrice ne è l’apparenza”. Per questo lei “considera spazzatura ogni cosa che attira esteriormente l’ammirazione, al fine di guadagnare Cristo”.  Delle cose del mondo non ne voleva parlare, né udire. Chiara fu la prima dei poveri, e così forte fatto strinse con la santa povertà è talmente la amò, che nulla volle avere, se non Cristo Signore. Vuole che l’amore alla povertà sia condiviso dalle sorelle, nella convinzione che la loro comunità allora sarà gradita a Dio quando sarà ricca di povertà così che resterà salda per sempre se difesa sempre dalla torre per l’altissima povertà. Le esorta a conformarsi, nel loro piccolo nido di povertà, a Cristo povero.

Per Chiara l’espressione più sublime dell’amore di Dio e la contemplazione.  “Quando veniva dall’orazione ammoniva e confortava le suore, parlando sempre parole di Dio, lo quale era sempre era nella bocca sua, in tanto che le vanità non le voleva parlare né udire. E quando lei tornava dall’orazione le sore se rallegravano come se ella fosse venuta dal cielo le sue parole mandavano fora una dolcezza inenarrabile intanto che la vita sua pareva tutta celestiale”.  La contemplazione è favorita dalla ascolto della parola di Dio e dalla predicazione. Istruisce le sorelle ad allontanare dall’abitazione della mente ogni rumore, per poter aderire unicamente alla profondità del mistero di Dio.

La contemplazione porta ad una ineffabile gioia. Chiara scrive nella quarta lettera alla Beata Agnese: “Te veramente felice! Ti è concesso di godere di questo sacro convito, per poter aderire con tutte le fibre del tuo cuore a colui la cui bellezza è l’ammirazione instancabile delle beate schiere del cielo. La soavità di lui pervade tutta l’anima, il ricordo brilla dolce nella memoria. Al suo profumo i morti risorgono e la gloriosa visione di lui formerà la felicità dei cittadini della Gerusalemme celeste”.

Attirami a te o Celeste sposo!

L’amore di Chiara per la penitenza si manifesta soprattutto con la mortificazione della gola e della lingua.  “In Quaresima sempre digiunava in Pane acqua eccetto la domenica che beveva un poco di vino quando ne aveva.  Chiara fabbricò nella Cittadella della religione una rocca di rigorosa astinenza in cui si dispensa larga refezione di alimento spirituale”.

Mortificando la propria gola Chiara realizzava personalmente quando consigliava alle altre nella regole sorta e sorelle digiuno in ogni tempo.

“Per quanto riguarda la mortificazione della lingua hanno ottenuto la grazia particolare della mortificazione del silenzio al punto che non fanno praticamente alcuna fatica a dominare i sensi a frenare la lingua alcune di loro sono così disabituati a parlare che quando nessuno costrette per necessità dimenticano Pasi il modo corretto di pronunciare le parole. Chiara rimane sempre molto avanti per silenzio non rinunciando Però anche in questo alla discrezione”. 

Tenere accesa la speranza

Eucarestia, la fonte della vita e della pace, il luogo dell’incontro con Cristo nostra guida e nostra vita, è così che inizieremo ed è con Lui che cammineremo nei quaranta giorni, perché il nostro esodo ci conduca ad una comunità parrocchiale e mondiale, comunità di amore e di pace.

Cari fratelli e sorelle – continua Benedetto XVI –  guardiamo a Cristo trafitto in Croce! E’ Lui la rivelazione più sconvolgente dell’amore di Dio, un amore in cui eros e agape, lungi dal contrapporsi, si illuminano a vicenda. Sulla Croce è Dio stesso che mendica l’amore della sua creatura: Egli ha sete dell’amore di ognuno di noi. Occorre corrispondere a tale amore ed impegnarsi poi a comunicarlo agli altri: Cristo “mi attira a sé” per unirsi a me, perché impari ad amare i fratelli con il suo stesso amore.

Concludo con un testo sempre attuale di don Tonino Bello, la croce al centro in Chiesa o pesante nella vita, sarà sempre una collocazione provvisoria, questo ci don speranza.

«Collocazione provvisoria. Penso che non ci sia formula migliore per definire la croce. La mia, la tua croce, non so quella di Cristo.

Coraggio, allora, tu che soffri inchiodato su una carrozzella. Animo, tu che provi i morsi della solitudine.

Abbi fiducia, tu che bevi al calice amaro dell’abbandono. Non imprecare, sorella, che ti vedi distruggere giorno dopo giorno da un male che non perdona. Asciugati le lacrime, fratello, che sei stato pugnalato alle spalle da coloro che ritenevi tuoi amici. Non tirare i remi in barca, tu che sei stanco di lottare e hai accumulato delusioni a non finire.

Coraggio. La tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre “collocazione provvisoria”. Il Calvario, dove essa è piantata, non è zona residenziale. E il terreno di questa collina, dove si consuma la tua sofferenza, non si venderà mai come suolo edificatorio.

Anche il Vangelo ci invita a considerare la provvisorietà della croce.

C’è una frase immensa, che riassume la tragedia del creato al momento della morte di Cristo. “Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra”. Forse è la frase più scura di tutta la Bibbia. Per me è una delle più luminose. Proprio per quelle riduzioni di orario che stringono, come due paletti invalicabili, il tempo in cui è concesso al buio di infierire sulla terra.

Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane. Ecco le saracinesche che comprimono in spazi circoscritti tutti i rantoli della terra. Ecco le barriere entro cui si consumano tutte le agonie dei figli dell’uomo.

Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Solo allora è consentita la sosta sul Golgota. Al di fuori di quell’orario, c’è divieto assoluto di parcheggio. Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche da Dio.

Coraggio, fratello che soffri. Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio. Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga».

                                                                       (da Alla finestra la speranza, don Tonino Bello)

Gli impegni quaresimali

Digiuno

  • Come Santa Chiara proveremo a digiunare dalla gola e dalla lingua, tutto ciò che di materiale raccoglieremo potremo condividerlo in Chiesa nel cesto, ciò che è di spirituale sarà fraternità.
  • Sacramento della Confessione: avremo ogni settimana tanti momenti per svuotarci dei nostri peccati, in particolare il Mercoledì al Mattino e nel tardo pomeriggio.
  • La domenica del perdono sarà ideata per i bambini più piccoli che sono ancora lontani dal sacramento.

Preghiera

  • Giornate Eucaristiche, dal 3 al 6 Marzo, dalle 9.00 alle 21.00 (Clicca per vedere il programma)
  • Da Lunedì 7 Marzo per tutto il periodo della Quaresima:
    • ore 9:00: recita delle Lodi (Dal Martedì al Venerdì’)
    • ore 17:00: recita del S. Rosario
    • ore 17:30 (18.00): S. Messa

(Sia per la recita delle Lodi sia per la recita del S. Rosario chiunque lo desideri potrà dare la propria diponibilità per l’animazione alla Segreteria Parrocchiale).

  • Ogni Mercoledì Giornata di Spiritualità, a partire dal 9 Marzo:
    •  S. Messa con Lodi alle ore 9.00 e a seguire Adorazione Eucaristica
    • Confessioni fino alle 11.30 e poi dalle 18.00 alle 19.30.
    • Ore 19:30 in cui c’è la recita dei Vespri e Lectio Divina la Benedizione Eucaristica.
  • Via Crucis settimanale (anche detta Via Dolorosa)   da Venerdì 14 Marzo alle 16.30 e  a seguire la S. MESSA (il 4 Marzo sarà alle ore 19.00)

Carità

  • Offerte per l’Ucraina: la raccolta partirà il Mercoledì delle Ceneri e terminerà otto giorni dopo. L’ammontare sul c.corrente della Caritas nazionale che sta rispondendo alle prime necessità.
  • Il “cesto per i poveri” sarà collocato in chiesa sempre dal Mercoledì delle Ceneri e per tutto il periodo quaresimale, a sostegno dei nostri poveri e di chi ne avrà bisogno.
  • Le opere ordinarie: Adozione a distanza in Africa e missione nelle Filippine. Esse necessitano di essere “rispolverate” e condivise con la nostra comunità per poter permettere al nostro sguardo di “assaporare” anche messaggi di speranza e di fiducia.
  • Bacheca solidale e la condivisione solidale dei commercianti.
  • La visita ai malati della nostra parrocchia.

CF 90000380643