Gruppo Prematrimoniale
L’equipe prematrimoniale è composta da sacerdoti e coppie di sposi che si impegnano alla preparazione di coppie di fidanzati che hanno scelto di sposarsi in Chiesa. I sacerdoti propongono una meditazione su vari temi del percorso di preparazione al Sacramento e le coppie di sposi, offrono una testimonianza della loro vita in Cristo da sposi. Vengono proposti esercizi che servono a far riflettere, stimolare la coppia su vari aspetti del fidanzamento e si stimola anche alla condivisione con le altre coppie del percorso prematrimoniale. L’equipe propone 10 incontri e un ritiro finale che si spera possano essere utili, di aiuto nel cammino della coppia, nelle varie vicissitudini della vita, mostrando come Cristo abbia a cuore le famiglie e come Egli le benedica e sostenga sempre.
Gruppo Pre-Post Battesimale
Chiedere e celebrare il Battesimo del proprio figlio è un momento da vivere con consapevolezza e responsabilità. La scelta del Sacramento viene innanzitutto dai genitori che vogliono dare un ulteriore dono al proprio bambino. L’impegno della pastorale battesimale della nostra Parrocchia è aiutare in tal senso le famiglie dei battezzandi. La preparazione si snoda in una serie di incontri, sia in Parrocchia che in famiglia, per una conoscenza personale, un approfondimento del senso teologico del Battesimo e del Rito battesimale. A disposizione delle famiglie c’è una èquipe pronta ad accompagnare sia i primi passi che quelli successivi al Battesimo per un sostegno alle mamme e ai papà nel loro compito fondamentale all’educazione alla fede cristiana. Condividiamo le parole del Santo Padre Francesco: “Noi nel Battesimo diamo un tesoro: lo Spirito Santo. Lo Spirito che lo difenderà e lo aiuterà tutta la vita perché crescano con la forza dello Spirito”
Catechesi per Bambini, Ragazzi, Giovanissimi e Giovani
il catecumenato, così è chiamato il cammino di formazione alla vita cristiana, è il momento della vita di una persona che diviene fondamento per l’intero arco dell’esistenza umana, dove di seguito tutto si ricondurrà a questa fase, che dal battesimo arriva al sacramento della cresima.
Questo percorso trova solo oltre il battesimo dei bambini una vera e propria disposizione personale, che invece si concretizza in quelli che di solito vengono chiamati il “corso di cresima” o “l’anno della prima comunione” ad esempio (dimenticandoci troppo spesso del sacramento della riconciliazione, e di altri momenti importanti della crescita). In realtà questi sopra citato sono, in particolare la cresima, un vero e proprio cammino umano e spirituale con l’ obiettivo di confermare attraverso il sigillo sacramentale la fede espressa e vissuta dei ragazzi o giovani o adulti che abbiano espresso vivo desiderio di voler accedere a questa tappa della loro vita. È fondamentale, infatti, che, come si accennava pocanzi, ci sia piena e personale libertà e condivisione nel voler intraprendere un cammino che avrà le sue condizioni affinché tale obiettivo possa essere raggiunto.
Le “condizioni” o prassi o momenti fondamentali del cammino nella nostra parrocchia sono 3, da definirsi i tre pilastri della formazione alla vita cristiana:
La celebrazione della Messa Domenicale. È il momento più alto della vita cristiana perché ci permette l’incontro con Gesù nell’Eucarestia e con l’intera comunità parrocchiale. È da ritenersi anche un forte momento formativo sia per fare esperienza di Dio e di comunità, sia per la sua valenza spirituale di nutrimento che tutti siamo chiamati a vivere, sia perché impegno di vita cristiano.
La catechesi settimanale. Il desiderio di Dio e la condivisione comunitaria richiedono a volte, soprattutto nella formazione orientata anche a ricevere dei sacramenti, una adeguata e fruttuosa formazione intellettuale, spirituale e morale, fatta di ascolto della Parola, familiarità con Gesù, condivisione in piccoli gruppi, di “notizie” e “nozioni” da conoscere e da approfondire e di metodologie, strumenti, competenze da apprendere e fare proprie a tutti i livelli, sia psico-spirituale che sociale. La catechesi è quindi solo uno degli aspetti della formazione e non può determinare l’unica via di preparazione (soprattutto per il contesto sociale nel quale viviamo che il più delle volte viene a trovarne deprivati i giovani e non delle basi fondamentali alla vita cristiana).
Il servizio nella comunità. In ultimo vi è il servizio nella comunità, dimensione fondante del cristiano. “Lavatevi i piedi gli uni gli altri”. Cosa sarebbe la nostra fede senza l’appello alla carità? Una mera scelta elitaria e individualistica volta al soddisfacimento delle sole necessità personali. Servire è anche fare esperienza, per maturare una condivisione e una “conformante” prassi che incoraggi allo stile di Gesù. È quindi da considerarsi anche come un vero proprio tirocinio alla vita cristiana. Esso è richiesto come “obbligatorio” o “vincolante” nelle fasi del cammino più avanzate, ovvero nell’anno di formazione per i bambini in cui è prevista la tappa del sacramento della Prima Comunione, nel secondo e terzo anno di formazione alla Cresima (per chi, come per la fascia degli adolescenti, vive un anno di preparazione-primo annuncio, sulla base anche della Christus Vivit, alla vita cristiana prima di avviare un percorso di fede vero e proprio, per le motivazioni già espresse e riferite contesto sociale).
Nello specifico è chiaro che la formazione è sempre da ritenersi personalizzata perché personale eo di gruppo e questo rimane il principio di fondo che ci spinge, alla luce della reale prassi, a informare che:
I cammini di formazione, per i numeri di persone che li frequentano, non potendo seguire la linea della personalizzazione per ognuno dei partecipanti, ma anche per migliorare anche la qualità della proposta con il confronto di gruppo e il sostegno reciproco, rimangono dei percorsi di “piccole comunità o gruppi” che necessitano la partecipazione attiva a tutte e tre le fasi della formazione.
Solo per ragioni di ordine pratico, visto spesso che ci troviamo di fronte a situazioni anche di disinteresse e di superficialità o per la compresenza di altri impegni personali, ritengo che sia necessario accertare la presenza di ciascuno al cammino tramite il riconoscimento stesso (per i più grandi anche a mezzo firma), dando come principio di tolleranza la possibilità di “assenze” a non più di 3 momenti per ognuna delle singole categorie citate sopra. Questo sistema è uno dei quali ci permetterà di capire in maniera insindacabile sulla reale partecipazione attiva e responsabile al percorso di ogni singolo candidato a ricevere i sacramenti. Il dato che emerge da questa modalità è valore di confronto per noi utilissimo, perché anche noi come formatori non cadiamo nella tentazione di sminuire una delle singole fasi di formazione e lascivamente non essere attenti al reale bisogno del formando. Ergo che, qualora questo sistema ci metta in evidenza una particolare situazione di necessità (troppe assenze, mancata partecipazione, ecc.) saremo chiamati necessariamente a “personalizzare” il percorso il più possibile, rimandando rispetto al gruppo il conferimento dei sacramenti stessi o rimandando l’intero gruppo, recuperando con incontri personalizzati gli incontri persi e con colloqui, suggerendo esperienze forti ad hoc, ecc., perché l’obiettivo di formare il cristiano possa dirsi raggiunto.
La valutazione della disponibilità educativa e di accesso alle tappe ulteriori compete al parroco innanzitutto, che come guida e pastore è il primo responsabile della cura d’anime, ma in maniera condivisibile sarà fatta insieme ai genitori, ai catechisti e agli altri membri del gruppo; ci si consulterà quindi in base alle singole situazioni, sul come aiutare ciascuno a vivere il suo cammino di formazione e non lasciare nessuno indietro, in preda ai più spiacevoli condizionamenti sociali o personali che ne frenino l’avanzamento. Questo ci fa uscire da un arido conteggio matematico, che chiaramente non è ammissibile quando parliamo di persone, con una propria dignità e con dei personali tempi di formazione da rispettare.
Ricordo di un antico adagio, “il parlar chiaro è fatto per gli amici”. Il nostro ruolo di educatori ci consente sempre di vivere una relativa amicizia con tutti, ma ci impone anche di impegnarci al meglio e con oggettiva riflessione e responsabilità per il cammino spirituale delle persone che ci sono affidate, nella “libertà” di personalizzare la proposta, senza indurre in una rottura la relazione tra educatore e educando solo perché il bene a volte dovesse venire da un no, anzi mantenendo una giusta relazione e distanza educativa.
Sono certo che nel tempo, così come noi stiamo migliorando, selettivamente, la proposta formativa parrocchiale, possiamo tutti come singoli e come comunità, sentirci incoraggiati a rinnovare la personale disposizione alla vita di fede e alla formazione ai sacramenti, sempre in un continuo confronto e apertura per il bene di tutti.
Neocatecumenali
Il Cammino Neocatecumenale è un itinerario di educazione iniziale e permanente della fede che, all’interno della Chiesa cattolica, ha l’obiettivo di formare i suoi membri al cattolicesimo prefiggendosi per essi la riscoperta del battesimo attraverso un percorso spirituale. È nato in Spagna nei primi anni sessanta per iniziativa del pittore Kiko Argüello, di Carmen Hernández e successivamente del presbitero Mario Pezzi.
È costituito come fondazione autonoma di beni spirituali, dotata di personalità giuridica pubblica, approvata dalla Chiesa cattolica.
Secondo i suoi fondatori, «il Cammino Neocatecumenale non è un movimento o un’associazione, ma uno strumento nelle parrocchie al servizio dei Vescovi per riportare alla fede tanta gente che l’ha abbandonata.»
Gruppo Emmaus
“Non ci ardeva forse il cuore nel petto, mentre conversava con noi lungo il cammino quando ci spiegava le Scritture?” (Lc 24,32) Si ispira a questo passo del Vangelo secondo Luca, il nome del Gruppo Emmaus, un gruppo di persone eterogeneo, di ogni età, che vive in un clima di amicizia, accoglienza e sostegno reciproco, che vuole conoscere, pregare, sperimentare quanto la Parola di Dio può incidere ed orientare la propria vita; ascoltare quanto il Signore ha da dirci per il nostro bene-stare. È un cammino presente nella nostra Parrocchia da molti anni e, nato dall’esigenza di approfondire le verità di fede, piano piano si è trasformato in un vero e proprio cammino biblico. Ignorare le Scritture è ignorare Cristo, dice S. Girolamo; il testo biblico viene sviscerato, pregato attualizzato. È un approfondimento che nasce dalla volontà di immergersi nel Mistero consapevoli di come Dio “invisibile, nel suo grande amore, parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli ed ammetterli alla comunione con sé. (Dei Verbum, cap 1,2)