Anno Pastorale 2022-2023
“Costruiamo insieme la pace” – Lettera di inizio anno pastorale
Cara comunità di san Pietro,
ci apprestiamo ad iniziare un nuovo anno pastorale sotto la protezione della Vergine di Pompei a cui affidiamo il cammino delle nostre famiglie. La celebre espressione di don Tonino Bello “In piedi, costruttori di pace” illumina il sentiero da percorrere in questo nuovo anno, durante il quale costruire insieme la pace.
In questi anni siamo cambiati sotto tanti profili, da quello personale, dove ciascuno di noi ha modificato consuetudini di vita, e come comunità cristiana, dove i processi di secolarizzazione hanno acuito la distanza di molti dalle parrocchie.
Il nostro umore, tra l’altro, non è aiutato in questo momento a causa dalla precarietà ambientale e sociale nella quale ci stiamo ritrovando, con rischio di povertà economica sempre più elevato e un clima di tensione globale che ci rende impotenti.
Anche Pietro, trovandosi dinanzi alla Croce è tentato di fuggire e a volte lo ha fatto, come quando preso dalla voglia di difendere Gesù osa sferrare un colpo di spada o quando nella folla veniva accusato di essere stato “con lui”.
Così anche noi siamo storditi in questo tempo, confusi e forse a volte impauriti, col rischio, che sempre più spesso diventiamo irritabili per un niente, accusando i fratelli che incontriamo e difendendoci da loro. Alzati, è la parola che nei vangeli è utilizzata per dire la “risurrezione”, alzati è ciò che Gesù oggi dice a noi. “Signore con te sono pronto” (Lc 22,33), non dobbiamo temere nulla se siamo “con lui”, così Pietro comprende, nonostante la sua fragilità, che quella missione a cui viene chiamato è possibile viverla solo in unità al suo maestro.
Ecco, dunque, che nella Croce la nostra forza viene da Dio Padre e dal seguire, guidati dallo Spirito, il suo Figlio Gesù. “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Lc 9,23) e per questo, senza ritenere nulla, come dice don Lorenzo Milani in Esperienze Pastorali, siamo chiamati a dare tutto il possibile per portare il Vangelo alle nuove generazioni prima che se ne vadano e abbiano perso delle occasioni importanti per la loro vita, insieme agli adulti e ai lontani.
Comunità accogliente
Siamo stati molto sollecitati in questo anno pastorale dal cammino diocesano che con il Convegno scorso, celebrato a fine agosto, ha proposto la linea dell’accoglienza con il titolo “per una Chiesa sinodale in cammino verso l’ospitalità”. Davvero tante sono state le riflessioni a cui abbiamo dato seguito, ma in quell’ospitalità di Emmaus in cui due discepoli hanno accolto il forestiero, vi è stata la chiave e la risposta per vivere oggi un presente di fecondità spirituale: essere discepoli attenti e premurosi verso tutti i fratelli vicini e lontani.
Questo la dice lunga quindi su uno stile “nuovo” da vivere innanzitutto personalmente, dove la nostra affabilità, il nostro sorriso, il nostro ascolto, ecc, possano davvero fare la differenza nelle relazioni da ricostruire. L’ospitalità, inoltre, che ha a che fare anche con qualcosa di fisico e di dinamico, aiuterà molti e ritrovarsi in un contesto sociale frammentato e cambiato. Tornare a guardarci nel volto è stata la più grande rivoluzione che nel giro di poco tempo abbiamo vissuto positivamente, ed è a quelle persone che incontriamo quasi per la prima volta, a cui dobbiamo la nostra cordialità e ospitalità. “Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo ha accolto voi” (Rm 15, 1).
L’identità e la missione, infatti, sono inseparabili, scrive Theopald. “La missione è annunciare il vangelo di Dio, in parole e azioni, e farlo in modo credibile, in una concordanza assoluta tra ciò che vive interiormente, ciò che dice e ciò che fa; pertanto la missione è stessa di Gesù è annunciare il vangelo in modo ospitale.”[1]
Costruttori di pace
L’ospitalità è la declinazione pastorale della pace. Per questo abbiamo individuato in don Tonino Bello la figura di un testimone che farà da faro al nostro cammino pastorale. Quella che potremmo dire una evoluzione naturale a cui le tante altre riflessioni avutesi nelle scorse assemblee parrocchiali o di gruppi di consiglio, hanno portato, una figura spirituale a cui poterci rifare sia per “curare” al meglio la nostra vita spirituale con un modello chiaro e vicino ai nostri tempi, sia per avere da lui una spinta forte a “vivere con la concretezza del costruttore” un tempo che sia fatto di laboriosità nel costruire una comunità che perché accogliente e ospitale, viva in pace.
Un vescovo, che lo scorso anno è stato dichiarato venerabile, e per il quale è in corso il processo di beatificazione. Un pastore umile e semplice che nella vicina Puglia, a Molfetta in particolare come Vescovo, ha svolto il suo servizio pastorale.
L’idea però del costruttore viene fortemente a legarsi con la necessità di ri-edificare una Chiesa che ha subito in questi anni forse troppi scossoni nelle sue abitudini, ma che come spesso Papa Francesco ci ha ricordato, possono solo essere occasioni di grazia da non sprecare.
Don Tonino Bello ci ricorda energicamente che siamo tutti chiamati ad evangelizzare il mondo e farlo in piedi, cioè in azione, mettendo in relazione la pace con la giustizia. Essere testimoni gioiosi della sacrestia. O come scrive papa Francesco “dobbiamo essere costruttori di pace e le nostre comunità devono essere scuole di rispetto e di dialogo con quelle di altri gruppi etnici o religiosi, luoghi in cui si impara a superare le tensioni, a promuovere rapporti equi e pacifici tra i popoli e i gruppi sociali e a costruire un futuro migliore per le generazioni a venire.”[2]
La missione si fa insieme
In piedi allora carissima comunità, perché la missione si fa insieme, e “chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere” (1Cor 10, 12).
Nel messaggio per la giornata missionaria il papa ci dice infatti che “La Chiesa è per sua natura missionaria”. “Ogni cristiano è chiamato a essere missionario e testimone di Cristo”, prosegue Francesco: “E la Chiesa, comunità dei discepoli di Cristo, non ha altra missione se non quella di evangelizzare il mondo, rendendo testimonianza a Cristo. L’identità della Chiesa è evangelizzare”. “Ogni battezzato è chiamato alla missione nella Chiesa e su mandato della Chiesa: la missione perciò si fa insieme, non individualmente, in comunione con la comunità ecclesiale e non per propria iniziativa”.
Dopo gli impegni degli scorsi anni prima a riscoprire la comunità per fare Chiesa, poi a ritrovarsi in intimità con Dio nell’anno della preghiera lo scorso anno, adesso è il tempo della missione, da condividere fortemente con le comunità delle vicine parrocchie.
Una missione che abbiamo visto parte dal sentirci Chiesa e nel riscoprire la nostra identità di figli di Dio, da qui l’atteggiamento nuovo da assumere proprio del cristiano di chi è amabile e accogliente, poi dopo questi anni travagliati abbiamo il compito tutti insieme di “ricostruire” un po’ alla volta la Chiesa. Erano e sono questi, tra l’altro, gli obiettivi da raggiungere per una Chiesa sinodale, comunione partecipazione e missione.
Per questo le attività vecchie e nuove che verranno proposte nelle prossime settimane, insieme a metodi nuovi, nascono dallo spirito di farci servi per raggiungere i “tutti” che attendono l’annuncio di Cristo Risorto (cf. 1 Cor 9,19).
Nell’augurarvi buon anno pastorale colgo l’occasione per dire un grazie enorme e di cuore a tutti i collaboratori della parrocchia che anche quest’anno si sporcheranno le mani per fare questa missione, hanno a cuore, come me, la pace da costruire giorno dopo giorno, con una attenzione speciale ai giovani e agli ultimi della nostra parrocchia. Possa il segno dell’ulivo, simbolo di pace, verdeggiare ovunque.
Insomma, siamo Servi inutili a tempo pieno!
“Dio ce l’ha anche con te, anche tu per evangelizzare il mondo”: il Signore ce l’ha anche con te. La sua mano tesa ti ha individuato nella folla.
E’ inutile che tu finga di non sentire, o ti nasconda per non farti vedere. Quell’indice ti raggiunge e ti inchioda a responsabilità precise che non puoi scaricare su nessuno.
“Anche tu”. Perché il mondo è la vigna del Signore, dove egli ci manda tutti a lavorare.
A qualsiasi ora del giorno.
Non preoccuparti: non ti si chiede nulla di straordinario. Neppure il tuo denaro: forse non ne hai.
E quand’anche ne avessi, e lo donassi tutto, non avresti ancora obbedito all’intimo comando del Signore.
Si chiede da te soltanto che, ovunque tu vada, in qualsiasi angolo tu consumi l’esistenza, possa diffondere attorno a te il buon profumo di Cristo. Che ti lasci scavare l’anima dalle lacrime della gente.
Che ti impegni a vivere la vita come un dono e non come un peso.
Che ti decida, finalmente, a camminare sulle vie del Vangelo, missionario di giustizia e di pace. Esprimi in mezzo alla gente una presenza gioiosa, audace, intelligente e propositiva. Ricordati che l’assiduità liturgica nel tempio non ti riscatterà dalla latitanza missionaria sulla strada. Ma fermati anche ‘a fare il pieno’ perché in un’eccessiva frenesia pastorale c’è la convinzione che Dio non possa fare a meno di noi … “.
“… Se vi dicono che afferrate le nuvole, che battete l’aria, che non siete pratici, prendetelo come un complimento. Non fate riduzioni sui sogni. Non praticate sconti sull’utopia. Se dentro vi canta un grande amore per Gesù Cristo e vi date da fare per vivere il Vangelo, la gente si chiederà: ” Ma cosa si cela negli occhi così pieni di stupore di costoro?”[3]
Con affetto e stima, Don Daniele
4 Ottobre 2022, Festa di San Francesco di Assisi
[1] Christoph Theobald, Lo stile della vita cristiana, Edizioni Qiqajon, 2015.
[2] Messaggio del Santo Padre in occasione della XXVIII edizione dell’Incontro Internazionale Uomini e Religiosi promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, 08/09/2014
[3] Don Tonino Bello, Servi inutili a tempo pieno, Edizione San Paolo, 2002