In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”.
Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita.
E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
La stoltezza dell’ uomo ricco consiste nel credere che, poiché si hanno molti beni, si possa pensare di possedere persino la propria anima e la propria vita. Il racconto di Gesù non si limita a smascherare l’ incantesimo dell’ accumulo e non intende semplicemente disincantare l’ uomo disincantandolo dal fascino del possesso.
Egli va oltre e suggerisce la via da percorrere:-” Così è chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio”: Dunque è il per sé che è stoltezza e deve essere sostituito da un altro orientamento:” presso Dio”. Ed ecco tre interessanti suggerimenti per dare concretezza alla dichiarazione conclusiva di Gesù.
Il primo è sottrarsi all’ ansia eccessiva, alla tentazione dell’ affanno:”Non preoccupatevi della vita”. Il secondo suggerimento è:” Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta”. Il terzo suggerimento consiste nel “Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina”. Il retto uso dei beni deve fare spazio alla solidarietà.