Domenica 5 giugno dal Vangelo secondo Giovanni 14,15-16

 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 

«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. 

Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. 

Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto». 

 

 Il testo del vangelo appartiene al discorso di Gesù durante l’ ultima cena, discorso nel quale egli ha ripetutamente promesso ai suoi discepoli l’ invio dello Spirito, indicandone le due principali funzioni di insegnamento e testimonianza. 

Lo Spirito è inviato per guidare i discepoli alla comprensione piena della verità e per assistere la comunità nel difficile compito di unire la fedeltà alla novità, la memoria al rinnovamento. Lo Spirito non porta una rivelazione nuova; infatti l’ insegnamento è ancora quello di Gesù. il suo insegnamento può definirsi un “ricordo”, ma non si tratta di un ricordare ripetitivo: non è un fatto di memoria, ma di comprensione. Quella dello Spirito è una fedeltà che continuamente si rinnova, sempre giovane, capace di adattarsi alle situazioni e ai problemi che via via la storia presenta. 

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