Domenica 8 maggio dal Vangelo secondo Giovanni 10, 27 – 30

 In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola». 

Gesù si presenta come il pastore affidabile, giusto, responsabile. Due sono le note che caratterizzano le sue pecore: ascoltare e seguire. Ascoltare la voce di Gesù e percorrere la strada che egli stesso percorre. La comunità cristiana, se vuole essere sale e luce in un mondo che cambia, non deve affannarsi in ricerche inutili e progetti diversi: la voce di Gesù è già risuonata e la direzione del suo cammino è già tracciata. Alla Comunità cristiana è richiesta anzitutto la fedeltà della memoria, non la genialità dell’ invenzione. 

Allo stretto rapporto di appartenenza che intercorre tra Gesù e le sue pecore si aggiunge un’ ulteriore caratteristica: nessuno può strappare a Gesù le sue pecore. 

E’ questo il motivo della sicurezza, sulla quale si fonda tutta la speranza del discepolo e della chiesa. E’ una fiducia che poggia sull’ amore del Padre, sulla sua potenza che non teme confronti. Nessuno, infatti, può strappare al Figlio le sue pecore, perché il “Figlio e il Padre sono una cosa sola”. 

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